Giorno 6 (un road trip è per sempre)

Giorno 6- 30 luglio 2021

Dopo una notte di Sturm und Drang (fuori e dentro di noi), ci svegliamo in una Lom assolata, ma di quel sole piacevole, freddo, che di sicuro non ti fa sudare, e che non è mai invadente, anche se fa le ore piccole. Oggi l’idea è di raggiungere il Geiranger, il fiordo dei fiordi. Ma davanti a noi ci si è messa una strada secondaria, una deviazione dall’itinerario che avevamo in mente, e queste sono esattamente le premesse per qualcosa di straordinario. Quindi, mentre procedevamo sulla road n.15, con l’intenzione di percorrerla fino al bivio con la n.63, che ci avrebbe portato a Geiranger, vediamo, all’altezza del Grotli Høyfjellshotell, uno di quei cartelli marroni con una specie di fiore, che indica Gamle Strynefjellsvegen sulla sinistra. Non guidavo io in quel momento, quindi dico a Paolo, gira gira, gira a sinistra! lui gira, poi mi chiede perché, io dico.. secondo me ne varrà la pena. Pur essendo inclusa fra le 18 scenic route più belle della Norvegia (https://www.nasjonaleturistveger.no/en/routes/gamle-strynefjellsvegen), mi era sfuggita in fase di preparazione dell’itinerario, quindi non avevo idea di cosa fosse, ma sapevo (non chiedetemi perché, il mago non svela i suoi trucchi..) che sarebbe stata bellissima. Ok, forse però, non potevo immaginare sarebbe stata così pazzesca! La Gamle Strynefjellsvegen è la road n.258, costruita alla fine del 19° secolo e a quei tempi sembra di stare quando la si percorre, ancora tutt’oggi. E’ uno di quegli esempi, di cui la Norvegia è piena, di strade meravigliose, che rappresentano la destinazione stessa, se proprio una destinazione si vuole trovare.

Ovviamente ci fermiamo ad ogni curva, siamo circondati da bellezza pura e non sappiamo come gestirla!

In un punto, ci incamminiamo un pò oltre la strada, verso un laghetto glaciale, ci sono tanti artic cotton che mi chiamano e io non posso passare senza portare loro un saluto.

Siamo completamente soli in un luogo magico, fatto di laghetto blu, montagne silenziose ma possenti, artic cotton, hytte minuscoli immersi in un paesaggio da fiaba, e, come spesso mi accade nei paesi artici, penso che la bellezza dei luoghi venga potenziata dall’assenza di esseri umani. Mando qualche foto ai miei, e mia mamma risponde: “ma è disabitata la Norvegia?”. E dico, si mamma, ci sono 5 milioni di persone in un’area grande il 25% in più dell’Italia, e soprattutto, i loro magnifici luoghi vengono lasciati intatti. Vi immaginate qui, con il bar che sforna birre medie e patatine e despacito a tutto volume? Oddio, oddio.

Aspetta, ritorno ad ascoltare quel silenzio così rumoroso, dentro di noi.

I miei compagni di viaggio sono estasiati quanto me, ma io detengo il ruolo di quella che ad un certo punto li richiama alla realtà.. so quanto ancora ci aspetta e non voglio perdermi nulla! E quindi solitamente, sbotto con un “andiamo ragazzi, the best is yet to come

Riprendiamo la strada, e guardate che strada.

Poi eccola, la neve! e non sulle montagne ma a bordo lago. Ovviamente, mi ci sono buttata come le api sul miele.

Guardate come siamo in estasi io e David (Bowie, ndr).

La meravigliosa Gamle Strynefjellsvegen termina poco prima del villaggio di Stryn (che si intravede in fondo alla valle, nella foto), un villaggio molto grande (misure norvegesi) con troppa gente, che attraversiamo solamente per arrivare al Lovatnet, un lago color smeraldo, ai piedi dello Jostedalsbreen, in particolare al ramo chiamato Kjendalsbreen.

Arrivati a Lovatnet, abbiamo percorso tutto il perimetro percorribile del lago su quelle solite bellissime e strettissime stradine appiccicate al lato della montagna: il colore di quest’acqua è davvero verde artico-smeraldo, tutta colpa del ghiaccio!

Proseguendo ancora, si raggiunge la fine della stradina lungo lago, da cui o si torna indietro, oppure si imbocca una strada molto sterrata (!) che porta proprio davanti allo Kjendalsbreen, trovandosi fondamentalmente dalla parte opposta, rispetto a ieri, di questo enorme ghiacciaio che è lo Jostedalsbreen. Si raggiunge un parcheggio, con una cassettina, dove vengono chiesti 50 nok (circa 5 euro) per la conservazione del luogo.

Kjendalsbreen

Dal parcheggio, si cammina una ventina di minuti fino a trovarsi proprio sotto di lui, ed è il solito vento forte e freddo ad aprirci la porta.

La giornata è quasi finita, ci dirigiamo verso Eidsdal, dove rimarremo questa notte. A Stryn sbagliamo strada, ed invece che riprendere la n.15 e salire verso Geiranger, imbocchiamo la n. 60, e va bene così, perché abbiamo guadagnato 2 ore di strada diversa! Ad un certo punto ci accorgiamo che ops, ci sono non uno ma ben due traghetti da prendere: that’s Norway!

Nel frattempo, superiamo il 62° parallelo nord!

Su uno di questi due traghetti, accade una cosa incredibile: scendo al bar a prendere una Coca, ma non c’è nessuno. Attendo. Ad un certo punto, arriva un ragazzo, si prende un panino dallo scaffale e…paga alla cassa automatica. Tutto libero, tutti onesti.

L’hytte di stanotte sarà l’unico, in tutto il viaggio, ad ospitarci per due sere consecutive, ed è una piccola gemma, dove rintanarsi e riprendersi il bello di noi stessi: si chiama Hesthaug Gard, in mezzo alle montagne sopra il Geiranger e tante pecore.

La temperatura è sotto i dieci gradi, e dentro l’hytte manca solo Nonna Papera.

Solo i demoni percorrono strade diritte.

(Antoni Gaudi)

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2 risposte

    1. Ciao! innanzitutto grazie:) Il viaggio on the road è proprio l’essenza dell’ assaporare ogni curva, ogni km senza porsi il problema della destinazione..che bello. Ho visto che hai un super blog di viaggi in solitaria… per me è una necessità, ogni tanto prendere senza invitare nessuno e partire.. lo leggerò con attenzione!

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